Roberta
Lun 13 Marzo 2017
0
Quando decidiamo di condividere la nostra vita con un gatto, di solito non pensiamo mai al momento, inevitabile, in cui Micio arriverà al termine della sua vita. Preferiamo nascondere questo pensiero nei recessi della nostra mente, quasi per paura che il solo pensarlo possa tramutarlo in una realtà. Dovremmo, però, imparare ad abbracciare questo pensiero, a renderlo parte della nostra convivenza, perché, per quanto possiamo sforzarci di negarlo, la verità è che nella maggior parte dei casi il nostro amato gatto morirà prima di noi e ci troveremo quindi ad essere testimoni, volente o nolente, di questo evento.
Come ci si può, allora, preparare ad affrontare al meglio questa difficile fase della nostra vita con Micio?
Per prima cosa, dobbiamo imparare a non avere paura delle nostre emozioni, qualunque esse siano, perché sono parte costituente e fondante del nostro essere, e in una situazione come quella della morte di un caro amico non è pensabile reprimerle o tentare di tramutarle; la tristezza non è un'emozione pericolosa, tutt'altro, è una sana risorsa della nostra mente che ci permette di elaborare esperienze di vita complesse che altrimenti rimarrebbero come tarli nella nostra vita portandoci nel tempo a sviluppare un disagio.
E allora, lasciamo fluire le emozioni e non lasciamoci bloccare dalla paura di soffrire: la sofferenza fa parte della vita e la fine di una relazione di amore e condivisione è normale che porti con sé forti emozioni.
Di cosa ha bisogno il nostro gatto nell'ultima fase della sua vita?
Sicuramente ha bisogno di continuare ad essere considerato un essere vivente e senziente: vederlo malato e sofferente fa scaturire spesso una necessità di evitamento, gli passiamo accanto cercando di non svegliarlo così che non si accorga della nostra presenza perché se si svegliasse ci sentiremmo in difficoltà nell'interagire con lui ridotto in quelle condizioni. Beh, questo non deve accadere, è importante smettere di vederlo come il nostro gatto malato o morente e cominciare a viverlo come il nostro amico di sempre con delle nuove necessità: dobbiamo solo capire quali sono queste nuove necessità e impegnarci a soddisfarle, con serenità e positività, perché gli ultimi momenti della sua vita siano avvolti da pensieri positivi, comprensione e partecipazione.
Viviamo con lui questo cambiamento nella sua vita, non perdiamoci questi momenti preziosi, perché sono parte di lui e quindi della nostra vita insieme.
Fino all'ultimo suo respiro non smettiamo mai di vederlo per quello che è: un essere vivente con emozioni, sensazioni, abitudini, necessità e magari, in alcuni casi, ancora voglia di giocare, di stiracchiarsi al sole, di fare le fusa, di mangiare qualcosa di buono o semplicemente di condividere un sano pisolino con noi sul divano.
E se la sua necessità fosse quella di stare da solo o di allontanarsi da noi per vivere in solitudine la morte? Sarà nostro dovere assecondare anche questa sua volontà, perché ogni individuo ha una mente unica e una volontà che va riconosciuta e rispettata.
Accompagnare un nostro amico e compagno di vita verso il suo ultimo passaggio è un'esperienza che non dovremmo negare né a lui né a noi, perché è parte integrante dell'esistenza e per quanto faccia male abbiamo bisogno di viverla e di condividerla insieme, fino alla fine.
Mentre Micio sente la vita che lentamente si spegne, regaliamogli la nostra presenza, la nostra comprensione, le nostre lacrime e soprattutto regaliamogli un'ultima emozione di felicità, auguriamogli buon viaggio e lasciamo che la vita faccia il suo corso.
Come in tutte le relazioni di amore che si rispettino, siamo insieme e ci sosteniamo, sempre, finché morte non ci separi.
P.S. Adottare consapevolmente significa anche assumersi l'impegno di accompagnare Micio fino al suo ultimo giorno di vita. Abbandonare un gatto perché anziano o malato è un atto indecente.
Aggiungi un commento