Roberta
Sab 10 Dicembre 2016
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Il desiderio di conoscere meglio le caratteristiche di questo felino è sempre più crescente, aumentano di giorno in giorno articoli, seminari, conferenze e quant’altro dedicati al nostro amato Micio e sempre più persone si dedicano a migliorare la convivenza con il proprio Gatto: tutto questo è sicuramente un grande traguardo raggiunto da cui proseguire con ancora più convinzione nell’interesse del benessere dei nostri animali ( e anche nostro! ), ma… c’è un “ma”, e riguarda quelle che mi piace definire “trappole antropocentriche” che purtroppo si nascondono neanche tanto bene tra le pieghe dello studio del comportamento felino, vale a dire quelle questioni relative alla convivenza con Micio che rischiano di spingere le persone verso una visione del Gatto assolutamente falsata dalla lente umana.
Mi spiego meglio: negli ultimi mesi, ad esempio, una delle domande che più frequentemente mi sono state rivolte è stata “ma è vero che anche i gatti si possono addestrare come i cani?” e la risposta a questa domanda in effetti è “si”, i gatti sono dotati di un’intelligenza viva e complessa che gli permette di apprendere comportamenti di varia natura anche non strettamente necessari alla sopravvivenza, purché ovviamente gli vengano insegnati attraverso il rinforzo positivo e il rispetto dei loro tempi e modalità specie-specifici.
Ma la mia domanda è: perché dovremmo voler addestrare un gatto?
Pensiamoci un attimo e diamoci una risposta onesta, in realtà il desiderio che ci può spingere a voler addestrare Micio nasce dal nostro bisogno del tutto umano di gratificazione nel vedere un essere vivente maestoso e indipendente che compie azioni solo per il nostro piacimento, proiettando sull’animale il proprio personale desiderio di riuscita e rivestendo i suoi comportamenti con emozioni tipicamente umane ( e qui voglio precisare che sto parlando solo ed esclusivamente del nostro rapporto con l’animale Gatto, in quanto nel rapporto tra l’uomo ed altri animali con caratteristiche etologiche diverse, quali il Cane, i bisogni, le caratteristiche e le modalità di condivisione cambiano profondamente. ), faccio un esempio: decido di insegnare il seduto a Micio, ogni giorno lo aiuto a fare questo esercizio premiandolo e rispettando tutti i crismi dell’educazione gentile, finché finalmente Micio lo fa, si siede a comando! E allora gli faccio anche il filmato da postare sui social network, milioni di persone lo guardano e gli piace moltissimo, e in effetti è veramente carino guardare questo bel micio che si siede a comando, si vede che non sta affatto soffrendo e che anzi è contento di mangiare il bocconcino dato in premio, fioccano commenti su quanto è felice, quanto è dolce, quanto è bravo e quanto è intelligente… ma allora cosa c’è di sbagliato in tutto ciò? C’è che nel cercare di insegnare ad un gatto a fare una cosa del tutto inutile per la sua vita quotidiana ( il gatto si siede da solo come e quando gli pare, farlo a comando non apporta nessun beneficio alla sua esistenza ), ci siamo persi l’occasione di fermarci ad imparare da lui qualcosa di veramente importante per la sua natura.
E qui mi potreste obiettare: non è vero che è un’attività inutile, serve a rafforzare il legame tra il gatto e il suo umano!
Ne siete sicuri? Che cosa avete trasmesso a Micio con l’attività di addestramento?
Senza dubbio avete passato del tempo insieme e lui ha mangiato qualche bocconcino extra, ma avete svolto un’attività che è solo ed esclusivamente incentrata sul concetto umano di addomesticamento dell’animale che non fa parte del mondo di Micio, lui la fa con voi anche volentieri ma voi avete mai provato a riprodurre alcuni comportamenti del vostro gatto? Se non l’avete mai fatto, vi consiglio con tutto il cuore di provarci almeno una volta, scegliete un comportamento che vi incuriosisce e che, ovviamente, la vostra natura umana vi concede di fare e godetevi l’esperienza, perché sarà sicuramente qualcosa di speciale, finalmente sarete voi ad aprirvi alla vera conoscenza di un’altra specie e magari vi accorgerete che ci sono attività molto più produttive per entrambi e soprattutto molto più consolidanti del vostro rapporto che finora non avete sperimentato semplicemente perché non vi eravate mai soffermati a pensarci.
L’addestramento è solo uno dei tanti aspetti in cui la visione antropocentrica ( cioè incentrata sull’uomo ) distorce l’esperienza, ad esempio l’idea che il gatto debba “ubbidire”, debba rispettare le regole di casa ( che, ve lo assicuro, per quanto possiamo essere persone sane ed equilibrate, non saranno mai regole sufficientemente logiche per la mente di un gatto! ), che il gatto sia un ingrato se non ci dimostra nel modo che a noi è più congeniale una quantità di affetto giustamente proporzionata alle attenzioni che gli dedichiamo, ecc.
Anche io sono passata attraverso la fase antropocentrica di convivenza con i miei gatti, finché finalmente ho capito dov’era l’errore e mi sono aperta ad una condivisione diversa, una condivisione che tiene conto delle caratteristiche di specie dell’animale con cui ho scelto di convivere, e allora chissenefrega se quando torno a casa Micio non mi viene a salutare, o se quando io ho voglia di stare in pace lui si piazza col sedere davanti alla mia faccia noncurante di quello che sto facendo, o se quando lo chiamo si gira, mi guarda e sceglie di continuare per la sua strada! Perché poi ci sono tutti quei preziosissimi momenti in cui senza bisogno di parole, comandi, o ragionamenti raziocinanti, noi semplicemente ci ritroviamo insieme, che sia una passeggiata nel bosco ( cosa che facciamo molto spesso e con molto piacere, la mia gatta Nora cammina con me lungo seniteri conosciuti e non senza che nessuno le abbia insegnato a seguirmi, semplicemente perché abbiamo imparato a conoscerci ) oppure una sana dormita sul divano o una conversazione sdolcinata fatta di suoni, fusa e coccole, e sono questi momenti che dovrebbero farci capire quanto una relazione inter-specifica ( cioè tra animali di specie diverse ) sia una fonte inesauribile e preziosa di conoscenza reciproca che non dovrebbe essere mai sbilanciata da un lato o dall’altro.
P.S. Con questo articolo non voglio assolutamente dire che insegnare al gatto degli esercizi sia una cosa disdicevole, voglio solo offrire uno spunto di riflessione sul fatto che forse, spesso, ci perdiamo esperienze molto più gratificanti di quelle che volontariamente ci costruiamo, solo perché non siamo abituati ad ascoltare ed osservare quello che ci accade intorno senza necessariamente intervenire in qualche modo.
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